Archivio mensile:ottobre 2015

guadagnare con business online

Come creare un business online in un weekend

Chi di noi, al pub, non parla agli amici del business dei sogni? Eppure ami inventare mille scuse su perchè non l’hai creato o non c’hai nemmeno provato.

Quali sono le ragioni di questa epidemia da “vorrei fare l’imprenditore ma non posso”, che ti impedisce di avviare quel progetto a latere di cui parli sempre davanti a una birra?

La verità è che per approntare le fondamenta di un business di successo, dovrebbe bastarti un weekend.

Non fraintendermi, non ho nulla contro i prodotti rivoluzionari che richiedono mesi di progettazione e messa a punto. Sto solo suggerendo di sperimentare in un weekend con l’essenza del prodotto che hai in mente, piuttosto di sprecare da subito molte settimane… solo per scoprire che nessuno lo vuole.

Perchè non provi con me?

Step 1: Fatti venire un’idea (profittevole)

Stai solo cercando qualcosa su cui pensi che la gente sia disposta a spendere. Quindi, siediti e scrivi una lista di idee che possano farti guadagnare. Se non ti viene in mente niente, usa questi metodi per sveltire la ricerca:

Passa in rassegna i migliori venditori su Amazon. Trova prodotti che hanno già clienti e fatti ispirare. Ad esempio, non dovrebbe essere una sorpresa che il cofanetto di Ritorno al futuro sia il N. 1 in classifica Film e TV (da 10 giorni in top 100), perchè l'anniversario cadeva giusto venerdì della settimana scorsa. Non ti viene in mente un gadget per cavalcare l'entusiasmo dei fan? Sbrigati!

Pensa a quello che fai ogni giorno. Se fai qualcosa più di una volta, beh, c'è il potenziale per inventare un prodotto o servizio che migliora come lo fai. Per me è stato lo specchio da appendere in doccia. Mi risparmia un sacco di tempo quando faccio la barba, non capisco come facevo senza.

Ricordati dei prodotti che usi e di cui ti lamenti spesso. Non riesci a fare di meglio?

Esplora tutto il catalogo di eBay. Ti permette di vedere come vende bene certa merce. È anche un modo facile per misurare i prezzi di vendita degli articoli e sondare la percentuale di mercato che sta ricevendo più offerte (cioè con forte domanda).

Esamina le richieste più frequenti su Subito.it. In Italia, l'angolo Lavori saltuari non è ancora così sviluppato come oltreoceano i gig di Craiglist, ma li troverai. Sono sostanzialmente bacheche con persone che cercano qualcuno a cui dare soldi in cambio di servizi. Cerca per parole chiave (es. marketing, computer, salute) e segnati il numero di risultati visualizzati. Valuta le parole chiave più popolari (leggi i miei prossimi post per imparare a trovarle) e vedi se con queste richieste riesci a farci un prodotto o un servizio.

Step 2: Trova tanti clienti

Ora che hai l’idea, è tempo di scoprire se ci sono compratori potenziali a sufficienza. Ti assicurerai anche che il tuo mercato non sia in contrazione, anzi.

In questo step, io uso Google Trends e Facebook ads. Sono strumenti validissimi, che mi aiutano a valutare il potenziale di crescita del mio mercato target.

Per esempio, supponiamo che hai deciso di vendere un qualcosa per consumatori che mangiano in maniera responsabile. Ecco come verificherei se ci sono abbastanza clienti:

1. Cerca su Google Trends il termine “vegano” insieme ad altre parole affini (es. alimentazione, biologico, vegetariano) per confrontarli:
trend veganoSembra che dal 2011 le parole “vegetariano” e “vegano” abbiano incrementato considerevolmente i volumi di ricerca. Inoltre, ieri, l'OMS ha dichiarato le carni rosse cancerogenee: è un'altra porta che si spalanca.

2. Segmenta l'interesse per i quattro termini in base alla regione di provenienza delle ricerche (può essere utile per cominciare il business local). Clicca quì per vedere il report completo del grafico sopra.

3. Guarda il numero di persone "disponibili" su Facebook. Ad esempio, fingo di creare un'inserzione per i gruppi suggeriti di "veganismo, essere vegetariani, cucina vegetariana, pianeta vegano, diete vegane, crudismo vegano":
vegano vegetariano facebook

3 milioni di persone. Niente male davvero!

Le visualizzazioni giornaliere, stimate da Facebook se impostassi un budget di 10€ al giorno, sono 2900-7500.

Se non credi ai 3 milioni su Facebook, scaricati il rapporto Eurispes 2014: nel Belpaese si contano 4.2 milioni di vegetariani contro i 3.7 milioni della rilevazione precedente, con un aumento del 15% in un anno. Ma le associazioni stimano cifre più elevate, con un ampio margine non rilevato: 7 milioni, di cui 700 mila vegani. Convinto?

Non dimenticare anche che puoi evitare Facebook come canale commerciale: accertati se, usando un’analogia :), c’è un grosso animale a cui attaccarsi come parassita.

Ai loro inizi, Paypal l’ha fatto con le aste dei privati su eBay e AirBnb l’ha fatto con gli annunci immobiliari che venivano pubblicati su Craigslist. Se riesci a trovare un sito con un gran numero di clienti potenziali, sei a cavallo!

Quello che ha aiutato il mio boss quando mi ha assunto per creare Spediamo.it, è stato studiare i suoi concorrenti più brillanti; specialmente, spedireweb.it. Spedireweb non condivideva il suo fatturato vendite pubblicamente, ma con un utilissimo strumento online (se vuoi sapere quale, contattami) riesci ad avere una stima del traffico mensile, e con qualche moltiplicatore non è difficile sapere qual è il giro d’affari.

traffico spedireweb

Comunque, puoi dare sfoggio del tuo acume per gli affari scrutando la lista di CrunchBase (USA) o di SiamoSoci (Italia) per trovare quale business vuoi replicare. Per esempio, potresti analizzare cortilia, scopriere che hanno un mercato fiorente e profittevole, e poi decidere di creare un servizio simile per segmenti verticali alternativi.

A me piace creare un foglio excel nella cloud di Google con i numeri chiave dei business dei miei concorrenti. Sotto, c’è un esempio di come poteva andare a Spedireweb nel 2011. [Avviso per i certosini: forse è inaccurato ma uso questi numeri solo per avere un’idea del potenziale del business.]

excel spedireweb

Step 3: Stima il valore del tuo cliente

Una volta che hai l’idea e un mucchio di clienti potenziali, calcolane il valore. Per il nostro esempio, ci serve stimare quanto vale per noi un consumatore di dieta vegetariana o vegana. Ci aiuta a determinare la probabilità che ci comprino davvero il prodotto, e ci aiuta ad attribuirne anche il prezzo. Ecco come farlo:

1. Scopri quant'è il costo base: è 0€ (si diventa vegetariani o vegani per scelta, ad un certo punto della vita)

2. Scopri quanto costa ogni anno (es. costi ricorrenti). Per l'ISTAT, la spesa media mensile familiare per alimentari e bevande è di circa 460€, ipotizziamo 268€ a testa (70€ per settimana, ci può stare); presumo che un vegetariano o vegano paghi almeno 100€ a settimana, con un differenziale di 30*4=120€ a mese (lo so, è una stima grossolana, ma è per avere un'idea). Stiamo su 1440€ all'anno di differenza.

3. Scopri l'aspettativa di vita del prodotto, che in questo caso è data da quanto i nostri consumatori rimmarrano fedeli alla loro dieta. Ipotizziamo 30 anni (tutti hanno diritto a cambiare idea). È il numero di volte che dovranno pagare i costi ricorrenti.

Quindi, il costo totale medio per essere un vegetariano o vegano (rispetto agli altri) è:

[0€ + (1440€*30)] = 43.200€

Dannazione… mi farei un sacco di viaggi con quei soldi.

Ad ogni modo, questa gente si è già impegnata a spendere un sacco di soldi in più per le loro preferenze alimentari. Dopo avere speso ogni mese una media supplementare di 120€ per il loro cibo, non sembra irragionevole spendere 20€ su un libretto informativo che li aiuti a districarsi fra siti e liste fornitori per risparmiare denaro o appronfondire il consumo consapevole, ecc. Ovviamente, il prodotto non deve costare 20€ ma almeno ora abbiamo una prospettiva per decidere più tardi il prezzo.

Adesso, abbiamo bisogno di utilizzare la formula TAM (alias Total Available Market formula), che ci aiuta a stimare il potenziale della tua idea:

(Numero di clienti disponibili) x (Valore di ciascun cliente) = TAM

Se il TAM > 1.000.000€, allora puoi cominciare il tuo business :)

Inseriamo dei numeri per vedere la TAM del nostro prodotto:

(3.000.000 clienti disponibili) x (20€ prodotto) = 60.000.000 €

Abbiamo proprio un vincente!

Ok, ovviamente non raggiungerai il 100% di penetrazione del mercato, ma considera questo:

1. Il target potenziale su Facebook è sbalorditivo, sembra che ci siano già tutti! Italians love social.

2. Se pensi comunque che il dato social sia gonfiato, dài un’occhio alle 2800 ricerche giornaliere su Google solo per “Vegano”:

ricerche-giornaliere-vegano

Forse i 3.000.000 di interessati al mondo vegetariano e vegano su Facebook non sono minimamente intenzionati a comprare nulla, ma di certo ogni mese ci sono 2.800 * 30 = 84.000 ricerche in cerca di “Vegano”, che si può tentare di veicolare verso il tuo prodotto.

3. È solo per un prodotto. È molto più facile vendere ad un cliente esistente che acquisirne nuovi, così una volta che ho fidelizzato una base decente di clienti, posso realizzare anche più prodotti da vendergli.

Riguardando tutte le metriche, sembra che abbiamo in mano proprio un’idea promettente. Possiamo andare allo step finale!

Step 4: Convalida la tua idea

Finora, hai verificato che la tua idea ha un grande potenziale. Ti senti su di giri, non è vero? Beh, è tempo di provare se la gente spenderà davvero soldi per il tuo prodotto. In altre parole, è vero anche commercialmente?

Questo step è fondamentale. In teoria molte tue idee ti sembreranno geniali, ma non saprai mai se funzioneranno finchè non metterai alla prova la volontà di pagare da parte del tuo mercato target.

Il mio boss era convinto che il modello di Spediamo avrebbe funzionato solo basandosi sull’istinto, e ha scommesso tutto su quella sensazione. Ma, come regola generale, meglio non essere convinti al 100% che la gente voglia comprare i tuoi servizi per partito preso.

Potresti convalidare il tuo modello, trovando un prodotto garantito che puoi vendere al posto del tuo.

Per esempio, essendo un lettore assiduo di Reddit (USA), volevo scovare un marchingegno tech per rendere il cibo più gustoso al palato vegano e pubblicizzarlo su un mio sito. Gli essicatori sono già in giro da due o tre anni, mentre ora si parla tanto di soylent, un beverone prodotto a impatto zero che promette di fornirti tutte le vitamine fibre e calorie che ti servono in un formato economico, semplice da preparare e al 100% vegano. Si tratta di un’alternativa al libretto che avevo in mente inizialmente, ma sembra comunque perfetto per eseguire il nostro test.

A questo punto, puoi inviare una e-mail al fondatore di Soylent, Rob Rhinehart, e dirgli che vuoi portargli clienti paganti dall’Europa e che lo pagherai per ciascuno. Lui riderà perchè al momento spedisce solo in USA e Canada, e non credo abbia intenzione di regalare la licenza commerciale. Allora fattene comprare 100 dosi da un tuo aggancio negli Stati Uniti e fattele spedire 🙂 Pronti, via!

Prima di iniziare la campagna pubblicitaria, imposto un goal di convalida personale per 100 vendite, che mi incoraggeranno a continuare oppure a capire cosa c’è di sbagliato con il mio modello. Decido “100” dopo aver pensato al valore del mio tempo in denaro. Se un commerciale può chiudere una trattativa in 2 ore (trovare il lead, concordare un incontro, firmare), vuole un ritorno di almeno 300€ per quelle 2 ore di lavoro. Il calcolo dà 100 vendite (3€ di commissione per vendita, svendendosi).

Vuoi sapere quanto venderò alla fine della campagna? Iscriviti alla newsletter con il pulsante in basso a destra. Nelle prossime settimane, pubblicherò i risultati. Se sono buoni, ci sono le basi per produrre da me il beverone, insieme ad un nutrizionista e un food scientist (e il via libera dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare). Se sono cattivi, avrò sprecato un week-end.

Ho deciso di condividere questa storia, perchè illustra un punto importante: hai bisogno di fare piccole scommesse calcolate sulle tue idee se vuoi convalidarle. La convalida è assolutamente essenziale per risparmiare tempo e denaro, perchè ti permetterà di provare quante più idee possibili hai in testa.

Eccoti un paio di metodi per convalidare velocemente se il pubblico comprerà il tuo prodotto:

Porta traffico ad una pagina di vendita. Hai bisogno solo di impostare una pagina web usando UnbounceWordPress, pubblicare poche inserzioni su Google e/o Facebook e raccogliere gli indirizzi email di chi ti contatta. Valuta criticamente il tuo tasso di conversione per click: non stai cercando persone che comprano, ma stai semplicemente sondando l'interesse e raccogliendo dati.
[Nota: Con Facebook Ads, 10€ ti procurano più o meno 5000 persone che vedranno la tua pubblicità, solo una piccolissima percentuale di loro visiteranno il tuo sito e ancor meno ti lasceranno un indirizzo e-mail, per cui cerca di essere convincente!]

Invia una e-mail a 10 persone che pensi vorrebbero il tuo pseudo-prodotto, e chiedigli di pagare via PayPal. Sembra azzardato, ma lo stai facendo per vedere che tipo di risposta innesca. Se alcuni di loro pagano, fico: hai la convalida e puoi realizzare il prodotto (o puoi rimborsare i tuoi amici!). Se non "abboccano", scopri perchè non vogliono il tuo prodotto. Mi ripeto, l'obiettivo è convalidare il tuo prodotto, non fregare i tuoi amici :)

Ovviamente, ci sono altre tecniche per convalidare la tua idea, ma io ho trovato che questi due metodi sono incredibilmente efficaci. Se fanno quello che devono fare, non scervellarti a trovare soluzioni più raffinate.

Ricordati: uccidi quell’attitudine da “vorrei fare l’imprenditore ma non posso”

Ce l’abbiamo fatta! Hai in mano ufficialmente un’idea da 1.000.000€ e sai di certo che la gente accorrerrà. Cosa aspetti?

Ricorda, puoi cominciare le fondamenta per il tuo business senza realizzare nulla.

Tutto quello di cui hai bisogno è un weekend.

author

Autore: Johnny T. è sviluppatore full-stack, seo, copywriter e specialista in marketing web. In aggiunta a creare interfacce user-friendly come spediamo.it e smartfix.it ed a lanciare progetti come la segretaria virtuale, Johnny si diverte a leggere libri eccezionali e a pensare di avere ancora del tempo libero. Contattalo su LinkedIn.

copyright agenzia web marketing

Un’agenzia web sa fare anche web marketing?

Oggi voglio metterti in guardia dalle sedicenti agenzie di web marketing.

Sei un imprenditore, uno startupper o un libero professionista e vuoi cimentarti nel business online. È probabile che tu abbia imparato sulla tua pelle che un sito senza visibilità sul web semplicemente non esiste.

Di solito, ci metto qualche mese ma alla fine vado sempre in prima pagina (per keyword con centinaia click). Se vuoi sapere come faccio, continua a seguire ogni settimana le mie lezioni sulla SEO.

Oggi però voglio spiegarti un’altra cosa.

Se pensi che per migliorare la tua visibilità sul web (visite organiche, referral o AdWords e Facebook Ads low-cost con alto CTR) sia sufficiente rivolgersi velocemente ad un’agenzia web marketing anzichè una tradizionale agenzia web, stai molto attento a come cerchi. Provo a fare quello che faresti tu e scrivo “agenzia web marketing” su Google (è una frase cercata 480 volte al giorno). Nelle prime posizioni trovo un’agenzia che mi fa una buona impressione e decido di contattarli… per pura coincidenza, il socio dell’agenzia è un mio conoscente, l’avevo perso di vista ma sapevo che facevano siti web e non web marketing.

Domanda: se un’agenzia è in prima pagina per “agenzia web marketing”, significa che oltre ai siti sa fare anche web marketing?

Risposta: NO.

Infatti, leggo un po’ il loro portale e scopro che sanno sì fare siti web ma solo quello, zero ottimizzazione per i motori di ricerca (però magari sono bravi a farti comprare per anni AdWords a manetta…).

Come faccio ad averne la prova?

C’è una strada (fra le altre):

l’home page dell’agenzia è ben scritta ma parla di web marketing in termini molto generici. Allora dò un’occhiata alla lista dei loro backlink, cioè i link in entrata da altri siti che fanno menzione specificatamente dell’agenzia, e che Google considera di brutto nei suoi algoritmi perchè il ranking dipende infatti dalla stima che ti sei guadagnato in rete.

Torniamo ai backlink. Sono 65600, una marea vero? Però provengono da soli 80 altri domini, già molti ma molti di meno. Ora, non sto ad elencarti la lista di questi siti, me li sono smazzati tutti io per te, uno alla volta.

Quello che viene fuori è che di 80, 46 sono siti creati proprio da loro, mentre gli altri sono link di semplici immagini o file messi a disposizione di terzi, servizi interni o alias, menzioni di collaboratori freelance sparsi per l’Italia, link rotti 404. Insomma, hai capito.

I 46 siti vanno dai custom o WordPress per le vetrine, fino a Magento per gli e-commerce. Tutti hanno in comune quello che tutti i siti del mondo hanno in comune, e che tu vedi di continuo, cioè la frase “© 2015 Powered By <Nome dell’Agenzia>“.

copyright agenzia web marketing

Solo che al posto della frase c’è in realtà codice html che suona più o meno così:

<p>Powered by <a href="http://www.xxxxxxxxx.it" target="_blank" alt="Agenzia Web Marketing" title="Agenzia Web Marketing">xxxxxxxxx</a></p>
<a href="http://www.xxxxxxxxx.it" target="_blank" alt="Agenzia Web Marketing" title="Agenzia Web Marketing"><img src="images/agenzia-web-marketing.png" height="60" width="61" alt="Agenzia Web Marketing" title="Agenzia Web Marketing"></a>

Hai capito adesso?

Scusa per gli xxxxxxxxx ma non volevo sputtanare un conoscente 🙂

L’agenzia web inserisce nel sito di ogni cliente un link a sè stesso (e non paga nemmeno!)

Non solo, ma aggiunge anche negli attributi alt e title (molto importanti!) una specie di descrizione: “Agenzia Web Marketing“. Tutto legittimo per carità, ma se orienti alt e title verso quel tema, è ovvio che dopo un po’ Google penserà che tu sia un drago in quel tema e ti posizionerà nei primi posti per quelle keyword.

Invece bravo non sei, sai fare solo siti. Ma sei furbo, ti attribuisci da solo quel che non sai fare e ti apri così un nuovo orizzonte di business online che sembra molto promettente dal punto di vista dei soldi…

P.S. Se vuoi imparare un sistema simile a quello dell’agenzia da “regalare” a siti e blogger, che ti consentiranno di aumentare di molto la tua visibilità web, iscriviti alla newsletter. Nelle prossime settimane, sveleremo come fare.

authorAutore: Johnny T. è sviluppatore full-stack, seo, copywriter e specialista in marketing web. In aggiunta a creare interfacce user-friendly come spediamo.it e smartfix.it ed a lanciare progetti come la segretaria virtuale, Johnny si diverte a leggere libri eccezionali e a pensare di avere ancora del tempo libero. Contattalo su LinkedIn.

segretaria virtuale

Cosa fa un Assistente Virtuale

Segretariaincloud offre servizi online di assistenza a privati ed aziende. Si chiama Assistenza Virtuale.

Praticamente l’Assistente Virtuale lavora in remoto, a distanza da dove stai tu o la tua ditta, e sta facendo quello che può fare da te proprio adesso, rispondere al telefono, alle email, redigere documenti, presentazioni, ecc, però può farlo da lontano, ovunque ci sia una connessione Internet.

Se sei un imprenditore che lavora online, usi già sicuramente una serie di strumenti (gmail, social network, zendesk, mailchimp) e piattaforme (wordpress, prestashop, magento, joomla), per cui per poterle gestire tutte contemporaneamente potresti avere bisogno del supporto di un Assistente Virtuale.

La figura di Assistente Virtuale (in stile americano, per intenderci) non coincide con quella che immaginiamo in Italia, dove forse pensi ad una segretaria che risponde al telefono e prende note di chiamata o appuntamenti in agenda. Il vero Assistente Virtuale è anche un professionista che conosce il web a 360° gradi ed è in grado di dare supporto ad altri professionisti e aziende che vogliono essere presenti nel web ma non sanno come.

L’assistenza virtuale è quindi legata a doppio filo alla gestione del business online. La tendenza nell’Assistenza Virtuale è infatti il Web Marketing.

Il nostro obiettivo è aiutarti a creare, lanciare e mantenere un’attività online, che ti consenta di monetizzare e lavorare in maniera indipendente. Se invece hai un’azienda nel mondo “reale”, il nostro obiettivo è aiutarti a gestirla in maniera efficiente e liberarti il più possibile dallo stress, delegando a noi tutte le attività che ti rubano tempo prezioso (come rispondere alle chiamate).

La crescente domanda di questi ultimi anni in ambito servizi web ha portato ad una naturale evoluzione del business e, personalmente, abbiamo sentito l’esigenza di integrare altri specialisti al team per poter fornire servizi web a 360°: Web Marketing e SEO, Social Media Marketing, ecc.

necessità assistente virtuale

Che tu sia un professionista, un imprenditore, un coach, uno scrittore o un web marketer, per avere meno stress e più focus nelle attività che fanno crescere il tuo business, devi imparare a delegare i task operativi time-consuming:

  • lavorare con i fornitori per sincronizzare il catalogo;
  • fare customer care al telefono o via email o ticket;
  • contattare i nuovi lead a partire da liste comprate o realizzate con spider web;
  • scrivere newsletter o aggiornare il blog per fidelizzare il tuo pubblico e ingraziarsi i motori di ricerca;
  • mantenere o incrementare la visibilità web del tuo business con SEM, SEO e campagne Pay-Per-Click.

La presenza online è fondamentale. Oggi se non sei su Internet e nei Social Network, non hai visibilità, praticamente non esisti, e le possibilità di successo per il tuo business si riducono notevolmente, perdi tantissime opportunità, soprattutto se i tuoi concorrenti sono già i Re del Web. Significa avere un sito responsive (metà degli accessi arrivano da smartphone e tablet) e farlo conoscere con contenuti ad hoc, magari con un blog (piace a Google!) che aiuta a crearti i contatti per la newsletter. Significa anche profilare i social in cerca del tuo pubblico potenziale. Non pensi che sia meglio delegarlo?

L’Assistente Virtuale è il tuo braccio destro, a cui puoi passare tutte le attività che non hai tempo o voglia o abilità di realizzare. Altre semplici mansioni sono:

  • se la tua agenda è caotica, o peggio non c’è, l’Assistente Virtuale può occuparsi di crearti e gestirti in maniera efficiente un’agenda online condivisa, in modo che tu non perda mai un appuntamento e non ti stressi cercando quel fogliettino dove avevi scritto l’indirizzo e il giorno in cui devi andare a trovare un nuovo cliente;
  • se magari ricevi centinaia di email, l’Assistente Virtuale può occuparsi di rispondere, filtrarle e farti arrivare quelle a cui devi rispondere assolutamente e può aiutarti a tenere ordinata la casella di email;
  • devi preparare una presentazione per una riunione oppure organizzare un viaggio di lavoro o piacere? Ci pensa l’Assistente Virtuale!

Ti stai ancora chiedendo come riuscirci? Te lo spieghiamo noi 🙂

Per maggiori informazioni, contattaci.

segretaria virtualeAutore: Il team di Segretariaincloud offre servizi di assistenza per privati, imprenditori, liberi professionisti e startupper. Dalla segretaria telefonica virtuale (90% più conveniente di quella tradizionale perchè abbatti i costi fissi!) che risponde a distanza a tutte le tue chiamate dalle h. 9 alle 19 notificandoti via App sms o email, allo sviluppo del business online con Web Marketing e SEO.

maker

Tecnologie digitali

Leggo stamane Il primo rapporto sull’impatto delle tecnologie digitali sul made in Italy e mi salta all’occhio subito un’incongruenza:

  • L’intro di Riccardo Luna e Massimo Banzi di Arduino non parla tanto di stampanti 3D, robot e sensori in catena di montaggio (tema e misure del rapporto) quanto della nuova cultura digitale da abbracciare fatta di open-source, crowdsourcing, big data e analitycs.
  • PERÒ i grafici del rapporto inseriscono solo 4 tecnologie: stampa 3D e 3D scanning, robotica, macchine a controllo numerico (CNC), laser e altri sistemi di taglio supportati dal computer. Di nuovo effettivamente c’è solo la stampante 3D 😦

Ora, faccio finta di dimenticarmi che il rapporto è dedicato all’industria manifatturiera (2.6M di addetti) e non agli altri settori (14M), che ha come campione il 10% delle imprese, e come le sue metriche sono distribuite per settore (sistema moda, legno e mobilio, gomma e plastica, metallurgia e prodotti in metallo, macchine e mezzi di trasporto, altro), tipologia di Made in Italy (di consumo e tecnologico), fatturato, area geografica e fornitore.

Faccio solo qualche osservazione di aggregato:

  1. Solo il 18.6% delle imprese non usa nessuna delle quattro tecnologie. Mi sembra incoraggiante 🙂
  2. Si parla praticamente zero di internet delle cose 😦
  3. Se di nuovo c’è solo la stampante 3D, solo il 30% delle imprese che la usa dice che l’adozione ha prodotto un impatto significativo, quasi la metà dichiara un impatto limitato 😦
  4. Se nell’intro Riccardo Luna vuol comunicare che all’hardware ora manca il software di creativi e coder italiani, bisogna purtroppo ricordare proprio i sondaggi del rapporto:

tecnologie digitali infoinnovazione info

Riccardo, tu dici che Maker e Fab Lab daranno la scossa all’industria italiana, e vorrei tanto crederti, ma l’interesse dov’è? 😦

Anche il PDF di Fondazione NordEst finisce per dire che le potenzialità dei Fab Lab sono ancora da esplorare e da sviluppare nella loro relazione con le imprese manifatturiere. Cmq se valore aggiunto, ROS (reddittività delel vendite) e ROI (reddittività operativa) sono più alti nel tessuto manifatturiero Made in Italy che innova con tecnologie digitali (solo il 3% in più?), speriamo che arrivino anche le 39k assunzioni all’anno previste. Con 8k comuni in Italia, non sembrano molte… Che ne pensate voi?

P.S. A chi invece interessava cmq i dati singoli: il 25.8% delle imprese usa stampa 3D o 3D scanning (gioielli, dentale), il 36.7% usa la robotica (metallurgia, macchine e mezzi di trasporto), il 67.7% usa le macchine a controllo numerico (legno e mobilio, metallurgia), il 48.3% usa il laser (macchine e mezzi di trasporto, altro).

authorAutore: Johnny T. è sviluppatore full-stack, seo, copywriter e specialista in marketing web. In aggiunta a creare interfacce user-friendly come spediamo.it e smartfix.it ed a lanciare progetti come la segretaria virtuale, Johnny si diverte a leggere libri eccezionali e a pensare di avere ancora del tempo libero. Contattalo su LinkedIn.

black hat seo

Backlink cattivi

Alcuni nostri clienti ci chiedono come fare per scalare le classifiche dei motori di ricerca (leggi Google).

Ma è un risultato che richiede lavoro. È come la semina del contadino: non puoi pretendere di avere un bel raccolto se non sacrifichi tempo e passione.

Quando creo un sito, faccio tanta ottimizzazione on-page (ma proprio tanta). Dopo l’acquisto del dominio, questo (e solo questo) mi basta per finire in seconda o terza pagina. Ma poi?

Non puoi scalzare i concorrenti più consolidati senza un bel numero di backlink. Ecco perchè una buona attività di link building è un must per qualunque proprietario di business online.

La prima cosa da fare quando si fa link building, prima ancora di farsi venire nuove idee di raccolta, è semplicemente replicare i backlink dei concorrenti.

Durante questa attività, oggi, mi sono imbattuto in qualcuno di veramente tanto (ma tantissimo!) scorretto.

Non posso rivelare chi è, ma il suo sito è terzo per ranking con keyword da 500 ricerche giornaliere.

Il black hat seo del concorrente ha raccolto 254 backlink (soprattutto follow) da 24 domini diversi. La cosa che mi ha insospettito appena ho visto la lista è stato il numero di backlink ottenuti nei soli ultimi 2 mesi, troppi. Quando succede, o c’è molta passione o c’è del fumo…

I referring domain (così si chiamano tecnicamente) sono:

1. 890m.com (schema di link? boh, registrato da anonimo, in home page c’è “Hostinger Network” ma non riesco a parlarci)
2. un sito del concorrente
3. trovaip.it (legittimo)
4. articolista.eu (schema di link? registrazione impossibile)
5. un sito del concorrente
6. un sito del concorrente
7. archivionews.it (schema di link? login impossibile)
8. un sito del concorrente
9. verba-volant.it (schema di link? login impossibile)
10. notiziasprint.it (schema di link? login impossibile)
11. notiziascoop.it (schema di link? login impossibile)
12. scovanotizie.it (schema di link? login impossibile)
13. sfoglianotizie.it (schema di link? login impossibile)
14. lostrillone.eu (schema di link? login impossibile)
15. nonsolonews.eu (schema di link? login impossibile)
16. smokio.eu (schema di link? login impossibile)
17. bachecanotizie.it (non attivo)
18. catturanotizie.it (schema di link? login impossibile)
19. informazionegratis.it (schema di link? login impossibile)
20. notizieonweb.it (schema di link? login impossibile)
21. pensierobandito.it (schema di link? login impossibile)
22. scoprinotizie.it (schema di link? login impossibile)
23. trovazienda.net (schema di link? login impossibile)
24. friuli.co (schema di link? login impossibile, registrato da straniero e sui server del concorrente…)

Chi non ha sentito parlare di whois?

Indizio N. 1

Vado di tastiera e sembra che 4. 14. e 15. siano stati registrati da anonimo a dominiofaidate.com (ma nelle pagine di privacy compare una srl di Sxxxxx Lxxxxxxx) mentre 7. 9. 10. 11. 12. 13. 16. 18. 19. 20. 21. 22. e 23. sono stati registrati da Sxxxxx Lxxxxxxx (con vecchia srl in bancarotta o nuova srl) o a dominiofaidate.com o misterdomain.eu

Indizio N. 2

Non solo, ma quasi tutti siti sono con titleArticle Marketing su circuito WordPress“, è impossibile registrarsi, se ci riesci capisci che la tua email è subito già presente nei restanti siti (circuito unico?), ma è impossibile fare login per contribuire.

Indizio N. 3

Da una ricerca in rete salta fuori che Sxxxxx Lxxxxxxx è o era considerato il più grande spammer per Spamhaus e che i suoi domini sono – coincidenza fortuita – ospitati proprio dai server del concorrente in esame, che fra l’altro fa vende hosting…

Che dite, può bastare?

In questi casi Google incoraggia a fare report di schema di link, voi che fareste?

So solo che ho in odio i backlink fraudolenti e considero i black hat seo alla stragua dei ladri, specie quando si procurano link in questo modo…

 

authorAutore: Johnny T. è sviluppatore full-stack, seo, copywriter e specialista in marketing web. In aggiunta a creare interfacce user-friendly come spediamo.it e smartfix.it ed a lanciare progetti come la segretaria virtuale, Johnny si diverte a leggere libri eccezionali e a pensare di avere ancora del tempo libero. Contattalo su LinkedIn.

business online

Come valutare un business online

L’altra sera ero a cena da una cugina a part-time. La madre ha un negozio sfitto e mi chiede se non sarebbe il caso di farle aprire un bar. Parlo del rischio dei business tradizionali di questi tempi e rilancio con un negozio bio e vegano.

Mi risponde allargando le braccia con l’aria di chi pensa che interessi a pochi. E non ha nemmeno tutti i torti, se pensi offline e local

Ma per deformazione professionale io penso al business online. Allora chiedo al mio Keyword Planner.

stats biologico, vegano

11000 ricerche giornaliere per un business online non sono male, vero?

Poi penso ad un’altra storia: un mio amico la scorsa estate mi ha fatto mangiare torta di api e cavallette fritte, parlandomi degli insetti come alimentazione alternativa.

Non ridere. Già nel 2008 la FAO presentò uno studio in cui si invitavano le popolazioni più povere a considerare gli insetti commestibili una valida alternativa alla carne con valore nutrizionale e proteico equivalente, pratica peraltro condivisa già oggi da 2 miliardi di persone nei paesi africani e orientali. La carne è destinata a diventare un lusso e il suo prezzo diventerà inavvicinabile per molti. Per produrne un solo chilo occorrono in media 13 chili di mangime e 9 di petrolio (allevamento, trasporto, macellazione, lavorazione) oltre a 15mila litri di acqua (abbeverare, produrre il mangime, lavare stalle e mattatoi). Il ciclo delle attività necessarie per produrre un chilo di carne genera inoltre 514 litri di gas metano e 27 chili di CO2 che si disperdono nell’atmosfera.

La futurologa alimentare Morgaine Gaye, dell’università di Wageningen in Olanda, sostiene che occorra superare la barriera del disgusto e pensare agli insetti, presenti al mondo in 1400 specie commestibili, come mini-bestiame da allevare proprio come oggi si fa con mucche, ovini e maiali, ma con costi economici e ambientali ridotti al minimo.

Considerata la progressiva inconciliabilità tra risorse alimentari disponibili e crescita demografica, ci stiamo quindi avviando verso una nuova cultura alimentare orientata al consumo di formiche, cicale, scarafaggi, locuste e vermi?

Il tema ovviamente è finito all’Expo. Più per tastare il terreno in vista di una introduzione graduale degli insetti nell’alimentazione dei popoli occidentali o solamente per fare colore?

Il mio amico ha un grande giardino e sta già allevando qualche cavia ma, dopo l’entusiasmo iniziale, non sembra convinto: dice che un pò la cultura, un pò l’ignoranza (è la stessa cosa?), un pò i costi alti alla produzione, i divieti legali, insomma anche no.

Ma per deformazione professionale… avete indovinato, io penso al business online. Non mi interessa una cippa dell’offerta (vabbè, fino a un certo punto dài) ma solo la domanda. E allora chiedo al mio Keyword Planner:

stats insetti come cibo

Meno di una persona al giorno sta cercando. Magari avrò sbagliato le keyword, magari è l’Italia (se consideri l’inglese fa qualche centinaio al giorno), cmq è un segnale.

Qual è la morale di questa storia?

Pensa al business online o a quello offline, pensa a quello che vuoi ma – prima di tuffarti – prendi sempre le misure alla piscina che hai sotto. Rischi di farti male…

authorAutore: Johnny T. è sviluppatore full-stack, seo, copywriter e specialista in marketing web. In aggiunta a creare interfacce user-friendly come spediamo.it e smartfix.it ed a lanciare progetti come la segretaria virtuale, Johnny si diverte a leggere libri eccezionali e a pensare di avere ancora del tempo libero. Contattalo su LinkedIn.