accelerazione e alienazione

Stress da innovazione

Visto che un pò tutti state tornando dalle ferie natalizie (ma godetevi l’ultimo weekend, quì ci pensa la segretaria virtuale a sostituirvi), questa volta vi abbiamo scritto un pezzo su questa smania di iper-produttività che sembra averci contagiato tutti. Sperando che, così, prenderete questo 2016 in maniera più rilassata. 🙂

Tutti conoscete la parola “accelerazione”; ne facciamo esperienza ogni giorno. Tutto accelera attorno a noi. Anche noi stessi. Chi si ferma è perduto. Correre, correre, correre: questa sembra la parola d’ordine che governa la nostra vita quotidiana.

Accelerazione e alienazione” (Einaudi) di Hartmurt Rosa ci aiuta a ragionare su cosa è accaduto nell’uso del tempo, il bene più prezioso che abbiamo, e di cui siamo sempre più avari.

Tre sarebbero, per Rosa, le accelerazioni cui siamo sottoposti.

La 1° di tipo tecnologico riguarda l’introduzione dei PC e di Internet. La velocità nei mezzi di trasporto, merci e passeggeri – si pensi al cambiamento dovuto ai treni ad alta velocità – è cresciuta del 10 elevato alla 2° potenza, mentre quella delle informazioni ha come indice di potenza 6. Paul Virilio parla di “dromologia. L’effetto è che il tempo domina sempre più lo spazio, che invece si contrae per effetto dell’accelerazione progressiva dei mezzi di trasporto e della velocità di scambio delle informazioni. Non siamo ancora al teletrasporto, ma qualcosa del genere: pur restando fisicamente fermi, siamo virtualmente in movimento.

La 2° accelerazione riguarda i i mutamenti sociali. Assistiamo ad una continua contrazione del presente, conseguenza dei ritmi sempre crescenti dell’innovazione culturale e sociale. Non a caso la parola “innovazione” è uno dei veri miti di oggi. In cosa consiste l’accelerazione sociale? Nella costante decadenza di affidabilità delle esperienze e aspettative e insomma nella contrazione di quello spazio temporale che chiamiamo “presente“. Niente è più stabile e duraturo. Basta verificare i mutamenti d’indirizzo e recapiti telefonici, email, orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, rate da pagare, mutui, ma anche la popolarità dei personaggi televisivi, dei partiti, dei politici, oltre che le relazioni di amicizia o il posto di lavoro. Nessuno terminerà di lavorare nella stessa azienda dove ha cominciato, che si tratti di semplici impiegati o di grandi manager. Quello che più colpisce è l’accelerazione stessa del ritmo di vita, fatto tangibile. Se paragoniamo le cose che facciamo in una giornata a quelle che facevano i nostri genitori o nonni nello stesso arco di tempo, la differenza è rilevante.

La rivoluzione digitale ha accelerato tutto. Si mangia sempre più in fretta e si dorme sempre meno. Lo studioso americano d’arte e di cultura visiva Jonathan Crary sostiene, nel suo recente volume “24/7” (Einaudi), che l’ultimo assalto del turbocapitalismo ha come obiettivo il sonno: farci dormire sempre meno per mettere a valore il tempo stesso, un altro terreno di conquista. La differenza tra tempo di lavoro e tempo libero non esiste più grazie a PC, smartphone e tablet. Lavoriamo sempre, o quasi. Rosa sostiene che il vero motore di tutto questo sia la competizione sociale. Risparmiare tempo a tutti i livelli, a partire da quello produttivo, diventa un modo per spendere meno e per essere più competitivi. La circolazione sempre più vorticosa del denaro prodotta dal capitalismo finanziario, si applica a tutti gli scambi monetari e materiali: essere sempre più celeri è il modo sicuro per produrre sempre maggior profitto.

Il tempo è astratto dagli individui, da tutti noi. Lavoriamo anche quando non lo sappiamo: quando carichiamo delle foto sulla nostra pagina Facebook valorizziamo l’azienda che lo ha inventato e diffuso. Sarebbe la competizione, motore sociale per eccellenza, a spingere ad una sempre maggiore velocizzazione dei processi. Noi tutti dobbiamo continuamente rinegoziare la nostra posizione lavorativa o economica. Dal momento che il principio determinante della competizione è la “prestazione”, diventa evidente che si cerca di fare di più in sempre meno tempo; la prestazione è per definizione “lavoro compiuto nell’unità di tempo”. Ma non c’è solo questo: a guidare i nostri comportamenti è la necessità di “valorizzare” la vita in tutte le sue forme. Dato che la religione cristiana con la sua promessa di vita eterna ha perso la sua presa a causa della secolarizzazione, oggi si pone l’accento sulla vita prima della morte. Che siano o no credenti, in Occidente, gli individui hanno valorizzato la vita in ogni sua forma. Una vita ricca di esperienze, da gustare in tutte le sue forme e aspetti, bassi o sublimi che siano. Questa appare oggi come l’aspirazione principale dell’uomo moderno, dice Rosa. L’accelerazione diventa perciò la conseguenza di questo: vogliamo vivere sempre più cose, o sempre più vite in una sola; realizzare tutte le potenzialità implicite nelle nostre esistenze. Questa è anche la risposta che cerchiamo di dare al problema della finitezza e della morte. La vita eterna è solo quella che riusciamo a vivere quì. Secondo il sociologo tedesco, l’accelerazione sociale che ne risulta non ha più bisogno di motori esterni: è un sistema che si autoalimenta da sè.

Non si tratta solo di un problema individuale o sociale, ma anche politico, dal momento che lo scopo dei politici è quello di mantenere le singole società o paesi competitivi rispetto agli altri, e la politica, arte della mediazione, è messa in crisi dalla necessità di decidere in tempi brevissimi. I politici stessi sono presi nel gioco dell’accelerazione progressiva: fanno sempre più promesse, spesso inverificabili. La lista delle cose da fare, che compiliamo ogni giorno, non è solo un problema nostro, ma anche della cosiddetta agenda politica. Abbiamo sempre di più (cose, oggetti, strumenti, conoscenze, ecc.) ma non ce la facciamo a tener dietro a tutto. Un senso di frustrazione, un nervosismo continuo, una nevrosi dilagante, ci assedia ogni giorno. Siamo sempre più alienati.

Abbiamo estrapolato e semplificato il contenuto che hai letto fin quì da un bell’articolo di Marco Belpoliti.

Lo scrittore non ha soluzioni da dare, ma siamo sicuri che tu ti sia riconosciuto abbastanza (professionalmente parlando).

Il solo consiglio che abbiamo da darti è questo: se il tuo business va a gonfie vele, rendi subito la tua comunicazione verso i clienti asincrona ed in un solo verso (tu verso loro!). Ne guadagnerà il tuo stato di salute e la tua produttività. Se sei un avvocato o un medico, sai di cosa parliamo: farsi interrompere continuamente il lavoro da telefonate che in fin dei conti non sono urgenti, è inutile, anzi controproducente. Meglio prenderle in carico quando lo reputi opportuno o se sono veramente di vita o di morte.

Ma, nel frattempo, come fai ad accogliere i tuoi clienti al meglio ed a farli sentire protetti e accuditi? Semplice, fai rispondere al tuo assistente virtuale 🙂

 

segretaria virtualeAutore: Il team di Segretariaincloud offre servizi di assistenza per privati, imprenditori, liberi professionisti e startupper. Dalla segretaria telefonica virtuale (90% più conveniente di quella tradizionale perchè abbatti i costi fissi!) che risponde a distanza a tutte le tue chiamate dalle h. 9 alle 19 notificandoti via App sms o email, allo sviluppo del business online con tutte le tecniche del Web Marketing moderno (SEO, search marketing, campagne banner, pay per click, social media marketing, spider web e direct email marketing).

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