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Cosa sono le robocall e perchè i robocaller vincono anche se non rispondi

Dopo 4 anni di attività, quì a Segretariaincloud.it notiamo che sta lentamente crescendo un nuovo fastidioso fenomeno.

Non è tanto il telemarketing a cui riagganciamo subito ma sono squilli che abortiscono subito dopo. Spesso Google li riconosce come pubblicità ma a volte purtroppo no, il chè ci induce allora a richiamarli (“mai chiamate perse” è il nostro motto) solo per scoprire che non c’è nemmeno linea.

Sono robocall.

Le robocall sono chiamate automatiche, pensa a quando la Asl ti invia un promemoria per una visita medica o a quando Telecom ti scassa la minchia per ritornare.

In teoria le robocall dovebbero cmq essere pensate per recitare una frase.

E invece no…

Se ignori infatti una robocall non impedisci ad alcuni truffatori di fare soldi dai servizi di caller-ID.

Il Caller ID sta purtroppo accrescendo uno dei molti problemi che era stato sviluppato per fermare: le chiamate spazzatura.

Robocaller illegali, o congegni che sommergono i telefoni fissi americani con chiamate di marketing, usano un sistema di identificazione vecchio di decenni per far soldi, anche quando nessuno risponde.

Di solito gli scammer guadagnano un sacco se pescano il credulone che rivela il numero di carta di credito o dà info sul conto corrente, ma i robocaller guadagnano anche grazie a database poco conosciuti che cercano di identificare chi sta chiamando.

Ogni volta che viene visualizzato il nome di un chiamante, le compagnie telefoniche pagano piccole commissioni (frazioni di pochi centesimi) a database che archiviano tutto in record. Alcune di queste commissioni vengono girate al chiamante.

Con milioni di chiamate automatiche al giorno, gli importi crescono.

“Saranno anche pochi centesimi per gli scammer ma è più del costo di fare le chiamata”, dice Aaron Woolfson, presidente di TelSwitch Inc., una società che rilascia licenze per software di fatturazione per telecomunicazioni.

I cellulari hanno rimpiazzato le linee fisse in molte case ma secondo la Federal Communications Commission nelle case degli Stati Uniti ne resistono ancora circa 121 milioni e quelle linee fisse sono sempre più sul lato ricevente di robocall mascherati da telemarketing.

È difficile quantificare il numero di robocall recevute dai telefoni fissi ma applicazioni mobili mirate a rilevare e bloccare i robocaller danno  un’idea di scala. Ad esempio nel 1° trimestre del 2018 Hiya, una delle centinaia di app con funzioni di blocco delle chiamate, ha contato circa 5 miliardi di robocall fatte a cellulari USA, +10% rispetto al periodo precedente.

Molti robocaller sono diventati più sofisticati con lo “spoofing” o inventando il caller ID che un destinatario vede sul cellulare/fisso. Nel 1° caso i robocaller usano un prefisso locale per incoraggiare le vittime a rispondere. Nei primi 5 mesi dell’anno gli americani hanno sporto centinaia di denunce alla FCC,+100% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

La catena di transazioni in molti altri schemi di robocalling illegale funziona così: i truffatori acquistano un blocco di numerazioni inutilizzate e inviano ai database di caller-ID nomi e indirizzi fittizi per questi numeri.

Spesso assumono call center per fare milioni di robocall che attivano interrogazioni ai database di caller-ID. Alcuni database sono gestiti dagli stessi operatori come AT & T Inc. mentre altri sono gestiti da altre società come Neustar Inc.

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Il vettore del destinatario paga una piccola commissione per tale richiesta di informazioni quando consegna un nome, in genere tra 0.0025$ e 0.005$. Alcuni database quindi restituiscono una parte di tale micropagamento alla società che controlla il numero di telefono chiamante, la società che completa la chiamata o il loro cliente.

Un portavoce di AT&T dice che l’azienda offre ai suoi clienti strumenti per fermare le robocall e che “nel tempo abbiamo migliorato le nostre difese, modificando i requisiti per i pagamenti ai nostri clienti di database caller-ID, il chè ci ha permesso di controllare meglio il nostro database e rimuovere gli incentivi per attività vietate. ”

Neustar terminerà il suo programma di condivisione utili dalle interrogazioni al suo database con alcuni fornitori di servizi di chiamata.

James Garvert, vicepresidente della gestione dei prodotti per il caller-ID a Neustar, ha dichiarato che la società non ha ricevuto alcuna compensazione dal suo database caller-ID utilizzato per campagne illegali di robocalling.

Voice Broadcasting Software, una società di Los Angeles che offre call center a noleggio, pubblicizza su sito la possibilità di effettuare fino a sei milioni di chiamate al minuto. Attraverso il suo programma di condivisione utili, i clienti possono fare 2500$-5000$ al mese per cinque milioni di query fatte ai database caller ID, recita sempre il sito. Ogni tentativo di parlare con qualcuno della società è stato inutile.

I regolatori monitorano tali accordi di condivisione utili. In una causa della Federal Trade Commission del 2015 contro aziende accusate di aver fatto miliardi di robocall per publicizzare crociere, la FTC ha affermato che la campagna era stata finanziata con 135000$ in commissioni da richieste a database caller-ID per quattro mesi.

Ad oggi, gli sforzi delle autorità di regolamentazione per reprimere i truffatori e i call center complici nelle loro campagne sono serviti a poco.

Un grosso ostacolo, dicono gli avvocati di telecomunicazioni, è che non tutte le robocall sono illegali. Alcune vengono fatte per scopi legittimi come i promemoria per visite mediche o le campagne politiche. I call center o i venditori di numeri assunti per scopi legittimi possono però essere anche utilizzati dai truffatori.

“L’intera rete è stata strutturata per inviare chiamate, non per bloccarle”, dice Jim McEachern, principale tecnologo di Alliance for Telecommunications Industry Solutions che sta lavorando su un metodo di verifica delle chiamate. “È progettato per non giudicare se si tratti di una buona chiamata o di una cattiva chiamata.”

Concludendo.

Anche in Italia stiamo forse iniziando ad osservare qualcosa di simile. Nei prossimi mesi integreremo nella nostra piattaforma tool automatici per respingere queste tecniche. Interrogheremo anche gli operatori Telecom/Vodafone/Tre/Fastweb/ecc. per capire se esiste una struttura di incentivi simile a quella americana e pubblicheremo quì le risposte.

Ad ogni modo, buon ferragosto 🙂

Noi continuiamo a lavorare.

 

segretaria virtualeAutore: Il team di Segretariaincloud offre servizi di assistenza per privati, imprenditori, liberi professionisti e startupper. Dalla segretaria telefonica virtuale (90% più conveniente di quella tradizionale perchè abbatti i costi fissi!) che risponde a distanza a tutte le tue chiamate dalle h. 9 alle 19 notificandoti via App sms o email, allo sviluppo del business online con tutte le tecniche del Web Marketing moderno (SEO, search marketing, campagne banner, pay per click, social media marketing, spider web e direct email marketing).

 

Dottori sempre più connessi e al lavoro sui social

Quì a Segretariaincloud.it ci accorgiamo ogni giorno che i dottori più giovani sono avezzi a vivere in rete e non solo in corsia 🙂

Certo non c’è ancora nulla che sostituisca il contatto diretto, imprescindibile, ma l’evoluzione in atto è un segno del mutamento delle professioni e i medici si adeguano ai tempi che corrono.

I camici bianchi per cui rispondiamo al telefono usano whatsapp per ricevere analisi ed esami dai pazienti e stanno su Facebook e Instagram per condividere info utili e rispondere ai loro dubbi.

«Il medico trentenne è un professionista in grado di combinare la pratica medica con lo sviluppo tecnologico e l’attività imprenditoriale», dice Carola Salvato di Havas Life, società che si occupa di comunicazione in ambito medico/sanitario.

L’agenzia, in collaborazione con Ipsos, ha realizzato un’indagine tra i giovani specialisti. La ricerca ha coinvolto 152 medici millennials (età media 31 anni), con lo scopo di identificare comportamenti che avranno un impatto sullo sviluppo della medicina del futuro (quella dei nati negli anni Ottanta e diventati maggiorenni nel 2000 è una generazione che capisce il digitale).

L’84% degli interpellati trascorre più di un’ora al giorno su internet. Navigano attraverso device mobili (smartphone, portatili, tablet e molto poco col PC fisso). Inevitabile la presenza sui social network: appena il 7% non ha un profilo social.

I millennial non hanno dubbi: la tecnologia cambierà la relazione dottore – paziente. Il tempo dedicato al dialogo resterà importante ma, soprattutto per i dottori non ancora specializzati, è forte la convinzione che dare ai pazienti la possibilità di avere accesso con continuità e ovunque si trovino a contenuti e servizi dedicati li renderà interlocutori più consapevoli.

Cruciale rimarrà la figura del medico di base, sempre più chiamato a limitare gli accessi alle strutture ospedaliere.

I medici più giovani ritengono insomma che il futuro del mondo della salute sarà sempre più incentrato su scienza (per le decisioni di trattamento) e tecnologia (come semplificatore della pratica clinica, comunicazioni al volo, monitoraggio dei dati clinici e agevolazione dell’aderenza del paziente alle terapie).

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Noi che in remoto gli fissiamo visite in calendario (senza buchi) e gli notifichiamo istantaneamente ogni richiesta dei pazienti via App Android e iOS, beh… lo vediamo ogni giorno 🙂

 

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Privacy, cosa cambia con il Gdpr

Da oggi è in vigore il general data protection regulation, il nuovo regolamento sulla protezione dati che si applicherà a tutte le informazioni elaborate in Europa o da aziende insediate nella Ue. Hanno intasato la posta anche a te? 🙂

Ecco le novità principali in breve:

  • ogni impresa designa un «responsabile protezione dati» (art. 37) a cui potete rompere in ogni momento;
  • per accedere ai tuoi dati personali, l’impresa chiede il consenso con un linguaggio semplice e chiaro (art. 7) e spiega bene perché e a quale fine li utilizzerà (art. 13);
  • l’impresa è tenuta a dirti per quanto tempo custodirà i tuoi dati;
  • diritto all’oblio (art. 15), cioè devi poterti cancellare;
  • diritto di rettifica (art. 16);
  • diritto alla portabilità dei dati (art. 20): puoi chiederci l’invio di un file con tutte le tue info per passare magari al concorrente;
  • se «bucano» il sito (data breach) l’impresa lo deve comunicare al garante della privacy (chiamando 06.696771 a Piazza di Monte Citorio 121 Roma o con mail a garante@gpdp.it) entro 72 ore «a meno che sia improbabile che la violazione dei dati personali presenti un rischio per i diritti e le libertà delle persone fisiche». Multe fino a €10m senza adeguata cura dei dati. In teoria, stop a scandali come Cambridge Analytica (Facebook ha indirettamente sponsorizzato la campagna elettorale di Trump), violazione del 2015 confessata nel 2018 😦
  • art. 80, possibilità di avviare class action per farti rimborsare.

Il team di Segretariaincloud.it rispetta già queste regole da tempo, come norma di buona autocondotta (ad esempio cancelliamo sempre tutti i dati dei tuoi chiamanti oltre i 3 mesi dal giorno corrente per evitare leak). Dopotutto ti facciamo da segretaria, a volte siamo finanche il tuo braccio destro, quindi la fiducia è tutto.

Piuttosto, siccome le nostre segretarie ricevono spesso chiamate di telemarketing dirette a te e ogni volta riagganciamo subito chiedendo di cancellarci dai registri e non richiamare più (non fa piacere nemmeno a noi essere bombardati inutilmente), mi domando: “non dovrebbero avere adesso il vostro consenso esplicito prima di chiamarti? Dopo tutto chi invia per esempio newsletter sta mandando mail a raffica per avere il consenso a continuare”. Consiglio per le autorità italiane: create 1 pagina web (manuale) e 1 api (automatico) perchè i cittadini e le imprese come le nostre possano trasmettervi anche solo con 1 pulsante ogni numero che fa telemarketing, 1 volta al mese interrogate il database e fate pagare penali progressive ai titolari dei numeri più ricorrenti. Sarebbe così facile se lo voleste…

Il primo a dover essere multato stamane? Il governo italiano (link da Il Fatto Quotidiano, guardare il video per credere) che è già stato derubato di milioni di dati utente nel nuovo sito nazionale implementato da Infocamere e dedicato alle imprese.

Cmq una buona legge in ogni caso, anche il New York Times stamane plaude all’Europa che “enacts the world’s toughest rules to protect people’s online data“.

 

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WhatsApp Business

La pausa natalizia è finita e siete ormai tornati al lavoro, mentre quì le nostre segretarie hanno continuato a rispondere normalmente alle vostre chiamate.

Chi non usa WhatsApp, l’app di messaggistica più usata (in ben 109 Paesi su 187 analizzati da SimilarWeb)?

Da adesso, se sei una piccola e media impresa, l’azienda controllata da Facebook ti permette di crearti un profilo su WhatsApp Business e rispondere ai tuoi clienti separando i messaggi personali da quelli di lavoro.

Icona simile a WhatsApp classico, ti registri indicando indirizzo fisico, mail e sito web. Puoi creare risposte rapide per le domande frequenti, messaggi di benvenuto per presentare la tua attività e di assenza per quando non ci sei. Proprio come già avviene per la versione di Messenger delle pagine Facebook.

WhatsApp Business offre anche statistiche sui messaggi, come il numero di quelli letti, per elaborare nuove strategie di comunicazione.

Quando un’attività conferma il proprio numero di telefono, riceve un badge di riconoscimento che ne attesta l’ufficialità, così da essere meglio riconoscibile dai clienti.

È una novita del nuovo anno ma, spesso, le novità dei big della tecnologia finiscono per fallire.

Se non hai un Dual Sim, ad esempio, perchè dovresti usarla? 😦

Come al solito, secondo WhatsApp, che cita uno studio condotto da Morning Consult, le piccole imprese la considerano già una mirabilia per customer service e lead. Ma, come al solito, le installazioni su Google Play sono ancora poche e di sicuro fioccano tante critiche: chi la considera un doppione di WhatsApp normale perchè su cellulare escono cmq anche tutti i contatti privati, no multiutente perchè l’uso è limitato a 1 telefono alla volta (inutile per un’attività in cui devono rispondere più persone), dal PC non si può usare in via autonoma, poche funzioni e nome non modificabile, unica differenza dalla versione normale solo il messaggio di benvenuto e assenza, ecc..

Insomma, dal punto di vista tecnico, se hai un’attività, meglio se apri canale e bot su Telegram. Peccato che i tuoi clienti non siano però tech savvy e difficilmente lo usino…

Per cui nulla di fatto, continua come sempre, business as usual

 

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Migliora la tua macchina di vendita

Segretariaincloud.it rispondiamo soprattutto a chiamate in entrata, ma ogni tanto ci chiedete di fare telemarketing.

Il problema è che dovete prima avere chiare le strategie per aumentare i clienti.

Se non segmenti il target o fai chiamate a freddo usando l’elenco telefonico, il telemarketing sarà faticoso.

Non è che non si venda ma serve impegno, costanza e analytics.

Negli ultimissimi anni è però cresciuta l’avversione alle chiamate commerciali e, se il target non è profilato su una nicchia già pre-ricettiva, farai tanta fatica.

L’altra settimana un promotore finanziario di Bologna ha tastato il polso in zona con uno script artificioso e ottocentesco (parla semplice) a cui spesso riagganciavano alle primissime battute.

Meglio allora piuttosto un invio massivo e automatico (veloce) di email o, viceversa, l’accumulazione (lenta) di contatti online di qualità.

  • Segretariaincloud ha creato un tool automatico per scansionare Pagine Gialle e ottenere subito le mail di coloro che hanno un sito web, tu compralo.
  • Perchè non fare lo stesso anche per le banche dati delle camere di commercio (es. infoimprese.it)?
  • Con LinkedIn Sales Navigator hai 1 mese di prova gratis per individuare profili ad hoc.

Ottenuta una lista di prospect, usa Mailchimp per fare più campagne email marketing automaticamente ripetute, almeno vedrai chi ha aperto la mail o chi ha cliccato i link 🙂

Non sai farlo? Affidati ad un professionista, il growth hacker.

growth-hacking

Non ti va e vuoi puntare prima sul tuo sito web e sul marketing inbound?

  • Migliora la SEO del tuo sito per il posizionamento naturale su Google, passa ore con un keyword planner per scoprire le parole chiave più cercate, ogni giorno.

Non sai farlo? Affidati ad un professionista, lo specialista SEO.

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Oppure puoi pubblicare inserzioni in rete con un piccolo budget mensile:

  • Google Adwords: mira alla tua zona geografica con parole chiave congeniali.
  • Facebook Ads: mira gruppi locali social con parole chiave congeniali.

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Insomma, di cose da fare ne hai a pacchi ma ripetitelo con me…
mi serve un approccio scientifico!“.

Esempio.

Mettiamo che stai iniziando finalmente a tirare sù qualche contatto.

Ti metto subito alla prova 🙂

  • Pensa ai lead che hai generato il mese scorso e nell’ultimo trimestre.
  • Poi fai mente locale su quanti di questi si sono convertiti in trattative o vendite.

Ora rispondi secco:

  • Hai saputo contare i lead? Hai sott’occhio esattamente quanti sono stati?
  • E sai dire quanto hai speso?
  • Ti soddisfa il risultato?
  • E le trattative e le vendite? Sai quante sono? E quanto ti sono costate?
  • Ti soddisfa il risultato?

Se hai risposto NO ad almeno 1 delle domande sopra, probabilmente la tua attività ha un problema di generazione del traffico, o di conversione del traffico, o di automazione della tua macchina di vendita.

In ciascuno di questi casi, installare un funnel di vendita professionale potrebbe esserti di grande aiuto. Ma dovrai ricorrere sempre ad un professionista.

funnel

Cosa succede se non lo fai?

http://www.corriere.it/sette/17_maggio_11/avvocati-notai-architetti-ingegneri-giovani-stagisti-lavorare-gratis-36277940-349e-11e7-9331-5ba2d5bdd393.shtml

authorAutore: Johnny T. è sviluppatore full-stack, growth-hacker, seo e specialista in marketing web. In aggiunta a creare interfacce user-friendly come spediamo.it e smartfix.it ed a lanciare progetti come la segretaria virtuale, Johnny si diverte a leggere libri eccezionali e a pensare di avere ancora del tempo libero. Contattalo su LinkedIn.